Giornata Mondiale dello sport per lo sviluppo della pace

Istituita il 23 agosto 2013 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata Mondiale dello sport per lo sviluppo della pace è celebrata il 6 aprile di ogni anno, data che corrisponde a quella di apertura dei Giochi Olimpici moderni di Atene, nel 1896. Questa Giornata offre l’opportunità di riflettere e riconoscere il valore dello sport non solo come elemento rilevante per il benessere fisico, ma soprattutto come fattore di coesione sociale, che favorisce la tolleranza e la comprensione reciproca, in grado di abbattere barriere religiose, culturali, sociali e geografiche. Ed è l’occasione per sottolineare l’importanza di promuoverlo quale strumento educativo per insegnare l’arte della conoscenza delle altre persone, del rispetto nella reciprocità, della lealtà, della fedeltà. Uno strumento prezioso, quindi, per educare alla pace, per aiutare a formare “operatori di pace”. Da ben molto tempo prima che questa Giornata iniziasse a essere celebrata, nelle variegate realtà delle comunità ecclesiali educanti del mondo e in diverse forme, viene promossa un’educazione sportiva aperta e solidale, costruttiva ed evangelica, orientata alla vita e alla speranza dei giovani, alla fraternità e alla pace. Lungo tanti anni, è cresciuta la pastorale dello sport, quale ambito che si propone come palestra in cui allenarsi a «gareggiare nello stimarsi a vicenda» (Rm 12,10) e sostenere dinamiche comunionali. Numerosi i contribuiti e gli stimoli di riflessione offerti in tal senso dalla Chiesa. Ricordiamo, tra gli altri, il suggestivo discorso tenuto dall’allora arcivescovo di München e Freising, card. Joseph Ratzinger, nel corso di una trasmissione radiofonica il 3 giugno 1978, in occasione dei Mondiali di Calcio in Argentina. Dopo aver osservato che già nell’antica Roma la gente trovava nei giochi e nei divertimenti un modo per liberarsi dalle preoccupazioni quotidiane, disse:
«In quest’ottica il gioco sarebbe dunque una specie di ritorno a casa in Paradiso: la fuga dalla schiavitù del vivere di tutti i giorni e dalle preoccupazioni vitali verso un vivere libero. Alla radice del gioco: l’esercizio preparatorio alla vita e l’orientamento della vita nella direzione del paradiso perduto. Forse potremmo realmente apprendere dal gioco un nuovo modo di vivere, giacché in esso diventa visibile un principio fondamentale: l’uomo non vive di solo pane… (ma) per il mondo della libertà. La libertà vive però di regole, di disciplina, insegna la collaborazione e la corretta competizione, l’indipendenza dal successo apparente e dal capriccio, in modo da diventare così davvero liberi».
Di fronte alle sfide attuali, la pastorale dello sport nei diversi contesti è chiamata a pensare vie nuove, in linea con la visione delle Encicliche di papa Francesco, Laudato sì e Fratelli tutti, per contribuire a costruire un futuro migliore e di pace per tutti:
«Da sempre lo sport ha favorito un universalismo caratterizzato da fraternità e amicizia tra i popoli, concordia e pace tra le nazioni: da rispetto, tolleranza, armonia delle diversità. Ogni evento sportivo dove si confrontano rappresentanti di nazioni con storie, culture, tradizioni, fedi e valori diversi, può diventare tramite di una forza ideale capace di aprire vie nuove, a volte insperate, nel supermercato di conflitti causati dalla violazione dei diritti umani» (Papa Francesco a dirigenti e atleti del Comitato Olimpico Nazionale).
Le esperienze delle giovani Chiese in contesti socio-culturali molto diversi dal nostro che sono alla ricerca di queste vie ci spronano a una rinnovata creatività. Una tra le tante: l’iniziativa Sport4Peace, che si sta attualizzando in Africa Orientale per fare dello sport uno strumento di educazione alla pace. In particolare, Sport4Peace collabora con la realtà ecclesiale della diocesi di Rumbek, in Sud Sudan, Paese molto povero e dilaniato da anni di conflitti interni, oltre che lavorare in Uganda e Kenya. Pace: è ciò che desiderano maggiormente le popolazioni di queste Nazioni africane. Tuttavia, nulla sembra essere più difficile da raggiungere. Crudeli guerre civili, forti tensioni etniche, oppressione politica, corruzione sistemica ed estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri scuotono questi Paesi. Il Mahatma Gandhi sosteneva: «Se vogliamo portare la pace nel mondo, dobbiamo iniziare con i bambini» e: «Devi essere tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo».
Sport4Peace è un programma basato su questi principi lanciato da Alois Hechenberger, austriaco e studioso di educazione e sport, membro del Movimento dei Focolari. Ispirandosi al “Dado dell’Amore”, iniziato dalla fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, Hechenberger ha sviluppato sei frasi motivazionali che aiutano a vivere nel campo dello sport la Regola d’oro: «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te» (Mt 7,12), che si trova in tutte le principali religioni del mondo, anche se espressa in modi leggermente diversi. Le frasi sono scritte su un dado gonfiabile, che viene lanciato prima dell’attività, e ognuna di esse ricorda ai partecipanti l’atteggiamento giusto per un gioco che permetta a tutti di divertirsi e, allo stesso tempo, migliori le capacità dei giocatori nel quadro di una competizione sana e costruttiva.
Le sei frasi sono:
● Fai del tuo meglio! Impegnati al 100% e con uno spirito positivo.
● Gioca pulito! Sii onesto con te stesso e con gli altri.
● Tieni duro! Non arrenderti, anche quando è difficile.
● Prenditi cura di tutti! Ognuno è importante e merita rispetto.
● Festeggia! Goditi il successo di ognuno quanto il tuo
● Fai la differenza! Raggiungi grandi risultati insieme.
Nei Paesi africani tormentati da conflitti non ancora completamente risolti questo programma, come più in generale la pastorale sportiva, trova grandi sfide e problematiche e richiederà molto tempo, impegno e collaborazione con altri agenti educativi, affinché anche lo sport sia un efficace strumento formativo che incida per un cambiamento da una cultura non-violenta di pace. Ma l’esperienza fatta finora incoraggia e dà speranza. Lo testimoniano le parole di giovani che hanno partecipato in Sud Sudan agli eventi organizzati da Sport4Peace. Tra questi Christine Ocokoru, un’educatrice:
«Ho imparato a fare amicizia con i miei avversari in diversi giochi, a essere anch’io coraggiosa e a sviluppare le mie capacità di leadership. Ho anche imparato ad avere più autostima e a vivere solidarietà e cooperazione».
MARIA BERGAMASCO