Nel giorno del Campionato Italiano IUTA Ultra Trail Lungo, non abbiamo assistito solo a una gara, ma a un viaggio.
Un viaggio fisico, mentale, emotivo. Il mio è iniziato il giorno prima, partendo dal Lago di Garda verso il Lago Maggiore nel bel mezzo del ponte del 1° maggio—idea tutt’altro che brillante. Quattro ore e mezza di traffico, poco sonno in auto per non pesare sul bilancio familiare (e anche per declinazione professionale…) e sveglia alle 5:30 per essere sulla linea di partenza alle 6:30. In programma: 75 km e tanto dislivello.

Sembrava un’impresa. È diventata un’ultra dentro l’ultra.
Già dai primi chilometri ho capito che sarebbe stato epico. Ma non nel senso glorioso del termine: ho avuto il crollo più duro che ricordi. Uno di quelli che ti fa sussurrare “ritiro” a ogni respiro. Ma mollare avrebbe significato offrire una via d’uscita allo sconforto, e un ultramaratoneta sa che nelle difficoltà vere la via di fuga non deve esistere…poi obiettivamente ritirarsi con lo stemma di RunForCornelia cucito sul Cuore non è più contemplato!

E così, tra un passo e l’altro, ho scoperto che dentro di me c’erano due John: uno nella prima metà e uno nella seconda. E indovinate un po’? La mente crollava, ma il corpo alla lunga ha iniziato a rispondere. Gli ultimi 10 km sono stati i più belli, i primi 10 i più duri. In mezzo, una trasformazione. La mente è tornata in sè…il corpo ha ricominciato a funzionare (più o meno si intende, a 53 anni non puoi pretendere certo di far cadere in amnesia la parte che ancora funziona del cervello e che sa benissimo di aver già fatto una quarantina di km di montagna…)

Il Trail del Mottarone è stato anche tutto il resto:
🎉 Un clima di festa, una location da cartolina come Stresa sul Lago Maggiore, logistica curata con speakeraggio e musica che davano ritmo all’evento. La mano di Max Valsesia qui è stata magica.
🥾 Un percorso tecnico, bellissimo ma non semplice da gestire, con tanti incroci e tratti da interpretare: la morfologia del Mottarone non regala linearità quindi un plauso all’organizzazione che è riuscita, non senza fantasia, a segnalare soprattutto gli incroci (tabelle, frecce, balise e “schizzi” verdi al suolo come in quadro di Picasso) e se ve lo dice uno che si sbaglia anche al casello col Telepass…
🙌 Un popolo di atleti vero, fatto al 95% da persone che corrono non per vincere, ma perché credono nello sport, nella fatica condivisa, nel movimento ultra come scuola di vita. Nei miei momenti bui non ho contato le frasi di incitamento e di supporto di altri corridori al mio fianco ma ricordo perfettamente che sono state molte…in quale altro sport avviene?
Come capo area trail IUTA ho voluto esserci in prima persona. Perché una community non si crea da dietro a una scrivania. Va vissuta. Bisogna ascoltare, confrontarsi, sentire la terra sotto le scarpe, il fiatone, le gioie e perché no le crisi.





Le premiazioni? Una sfida nella sfida. A causa di un piccolo disguido con gli organizzatori (pensavano che sarei arrivato prima assieme al vincitore Nicola Bassi e soprattutto in grado di intendere e di volere), ho dovuto rincorrere i vincitori post-doccia e post-parcheggio per consegnare i meritati premi IUTA alle varie categorie presenti, smontare tutto il materiale pubblicitario, e poi di nuovo in macchina. Lago Maggiore → Lago di Garda no stop ovviamente con una lattina di RedBull a farmi compagnia. Arrivo? A notte fonda ovviamente…
Ma sapete una cosa? Lo rifarei domani.
Perché questo è lo spirito trail. Questo è vivere la IUTA. E ogni volta, è un passo in più verso una community più vera e più forte.
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