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Le analisi del sangue per il corridore

Le analisi del sangue (esami ematochimici) consentono di valutare la tolleranza di un atleta ai carichi di lavoro e sono fornitrici dello stato di salute dell’atleta stesso.

Accanto alla figura del tecnico, è quindi opportuno affiancare quella di un medico, che saprà valutare altri fattori oltre a quelli inerenti il training. Anzi le due figure verranno a integrarsi, al fine d’impostare programmi e fissare mete più ambiziose, lungimiranti e gratificanti. È opportuno eseguire un primo controllo nel periodo di transizione fra due stagioni, a ottobre-novembre, in modo da disporre dei valori di base in un periodo di riposo attivo o comunque di non agonismo esasperato, da raffrontare con successi controlli, uno a primavera e l’altro eventualmente in estate. Chi nutre meno ambizioni agonistiche è sufficiente che si sottoponga a un controllo ematochimico annuale.

Le analisi da richiedere

Emocromo, formula leucocitaria, sideremia, transferrina totale e latente, TIBC, ferritina, protidemia totale, CPK, LDH, GOT, GPT, aldolasi, sodio, potassio, calcio, magnesio, fosforo, acido folico, vit. B12, Vit. D.

Concentrazione emoglobinica normale

Uomini: 14-18 g/dl

Donne: 12-16 g/dl

Anemia da sport.                  Concentrazione emoglobinica insufficiente

Uomini: meno di 14 g/dl                       meno di 16 g/dl

Donne: meno di 12 g/dl                        meno di 14 g/dl

La carenza di ferro

STADIOHBFETIBCFERRITINA SIERICA
PrelatenteNNN
LatenteN
Manifesto (Anemia sideropenica)

HB = emoglobina ─ FE = ferro ─ TIBC = Total Iron Binding Capacity ─ N= normale  ─ = insufficiente

I dolori agli arti inferiori che si avvertono dopo una gara lunga o sedute di allenamento impegnativi, accompagnati in alcuni casi da urine di color rosso-marrone, rendono evidente un quadro di rabdomiolisi e mioglobinuria. Tali sintomi sono legati alle prolungate contrazioni muscolari eccentriche della corsa; in casi estremi si accompagnano alla rabdomiolisi, ossia alla distruzione delle fibre muscolari e del sarcolemma, con liberazione dei liquidi tissutali, quindi nel plasma di enzimi muscolari e di mioglobina nelle urine.

Alcuni enzimi sono utilizzati come indicatori del danno muscolare (CPK, LDH, GOT, aldolasi). Il CPK, la creatinfosfochinasi, in particolare, è quello che più di tutti dev’essere tenuto sotto controllo. Tale enzima non è presente soltanto nel muscolo scheletrico, ma anche nel cervello e nel cuore; l’attività plasmatica normale (0,50 mU/ml) è rappresentata principalmente dalla frazione muscolare scheletrica e in minima parte (0,10 mU/ml) da quella cardiaca. I valori massimi, cioè superiori ai 300 mU/ml, che raggiungono l’apice dopo 14-16 ore dal termine dell’esercizio fisico, suggeriscono di diminuire i carichi di lavoro.

L’indagine sugli elettroliti, almeno i più importanti: potassio (K), sodio (Na), calcio (Ca), magnesio (Mg), fosforo (Ph), che condizionano la contrattilità, l’eccitabilità e la conducibilità delle fibre muscolari, ci consentono di avere un quadro completo e quindi indicativo. La loro concentrazione sierica è indice però soltanto della loro concentrazione nel liquido extracellulare e solo minimamente della concentrazione intracellulare. Gli innalzamenti e gli abbassamenti del sodio producono invece una facile stanchezza dei muscoli e crampi muscolari.

L’innalzamento dei valori di calcio e magnesio generano una profonda astenia muscolare, mentre l’abbassamento della loro concentrazione sierica, accresce l’eccitabilità muscolare, provocando crampi e tremori.

Le analisi ci permettono di prevenire un’eventuale anemia da sport, che può determinare un calo della potenza aerobica di un atleta, conseguenza del calo della concentrazione emoglobinica e perciò della quantità di ossigeno trasportato ai tessuti periferici. L’anemia dell’atleta è causata dalla carenza di ferro, ma è bene che il medico escluda ogni altra probabile origine al di fuori dello sport. L’iposideremia è assolutamente da eludere, poiché per la sintesi dell’emoglobina (Hb), sono necessarie adeguate quantità di ferro. 

L’indice della ferritina è un indice assai attendibile delle scorte di ferro.

Le cause dell’anemia del corridore sono quindi profondamente connesse con la corsa di resistenza (aumento del volume plasmatico, emolisi intravascolare, microemorragie gastriche, sudorazione con perdite di ferro) o con il fisiologico ritmo di vita (le perdite d ferro possono verificarsi, per esempio, durante il ciclo mestruale, nelle donne).

Tali analisi debbono essere correttamente interpretate, cosa che purtroppo sovente il medico di famiglia non è in grado di fare, considerando che le necessità di uno sportivo sono differenti da quelle di un sedentario.

Il valore di emoglobina di 14 g/dl, se è normale per un sedentario, al contrario risulta insufficiente per l’atleta che mira a sfruttare al massimo le sue qualità e potenzialità.

Allo stesso modo un valore di ferritina inferiore a 60 mg/ml, è ritenuto insufficiente per l’atleta.

Le analisi sono perciò uno strumento preventivo e anche di indagine terapeutica.

Al fine di scongiurare problemi nell’atleta riscontrabili nelle analisi, è opportuna:

─ un’adeguata programmazione dei carichi di lavoro;

─ un’idonea igiene alimentare (nutrizione sportiva e reintegrazione);

─ una giusta attenzione ai fattori logistici e ambientali in cui si effettuano le sedute di allenamento: clima, condizioni del terreno, orario, abbigliamento, ecc.;

─ un sufficiente riscaldamento prima e un defaticamento dopo l’allenamento o la competizione;

─ un adeguato riposo e rigenerazione nel rispetto dei ritmi biologici;

─ la prevenzione e la cura delle eventuali patologie a carico dell’apparato respiratorio;

─ un’adeguata convalescenza dopo le sindromi febbrili;

─ l’esecuzione di lavori alternativi in caso d’infortunio, allo scopo di conservare una decente condizione generale;

─ il ricorso al massaggio e all’idromassaggio nel dopo sforzo;

─ l’uso dei bendaggi e del taping;

─ la pratica per quanto più possibile quotidiana dell’allungamento muscolare (stretching) ed esercizi di ginnastica generale o specifica.

I presupposti per una proficua preparazione fisica dell’atleta, si basano sempre più su di un’intensa applicazione degli schemi allenanti che, mettendo in crisi i diversi sistemi biofisiologici, consentono all’organismo di adattarsi all’impegno sportivo. L’elevata intensità e durata delle sedute di allenamento, oltre a determinare l’adattamento biofisiologico dell’atleta, può, in certi casi, provocare sindromi al limite della patologia: le analisi ci aiutano a scoprirle e a riparare eventuali danni provocati dal training.

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